lunedì 7 dicembre 2009



PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA, PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI - FEDERAZIONE DELLA SINISTRA


Trento, 7 dicembre 2009

Comunicato Stampa: Acciaierie di Borgo Valsugana. E i lavoratori? Intervenga la Provincia, nessun posto di lavoro deve andare perso!

Superficialità, reticenza, collusione? Qualunque di questi termini si voglia usare non assolvono l’Amministrazione provinciale trentina. Il problema ambientale, nonostante per molto tempo sia stato usato per farsene un vanto, attanaglia anche l’”ecologico” Trentino.

Discarica di monte Zaccon, TAV e questioni urbanistiche ed idrogeologiche ad essa connesse, inceneritore a Trento, crescita a dismisura della città capoluogo, “impossibile” bonifica dei terreni industriali a Trento nord, inquinamento per uso dissennato di fertilizzanti chimici che hanno avvelenato i terreni ad uso agricolo fino ad oltre un metro di profondità, emergenza abitativa e rischi di consumo totale del territorio del fondovalle, primato degli impiantisti nel rapporto con la montagna, caroselli sciistici e nuove piste addirittura dentro i parchi naturali, fino alla nomina a presidente della fondazione Mach di uno scienziato pro OGM, sono i più evidenti segnali di una emergenza ambientale e della assenza di una politica del territorio e per l’ambiente nella nostra provincia.

Adesso scoppia il caso delle Acciaierie di Borgo Valsugana. Non è certo una cosa che possa sorprendere, lo aspettavamo, era risaputo. Noi ci chiediamo da quanto tempo, però, si sapeva e non si interveniva, perché non si è intervenuto, quali collusioni hanno permesso che accadesse tutto questo.

La logica che tutto deve fare profitto ha generato e sta generando storture sempre più pesanti e chi paga sono la popolazione e l’ambiente nel quale viviamo.

Ma un’altra vittima, della quale pochi o nessuno parlano, rischia di pagare due volte: il lavoratore delle Acciaierie di Borgo Valsugana. Paga due volte perché subisce il disastro ambientale (e lavorandoci gli effetti dei veleni sono più evidenti) e perché vi è il concreto rischio di perdita del posto di lavoro.

120 operai vogliono dire 120 famiglie, vogliono dire incertezza di futuro, vogliono dire che a pagare sono sempre i ceti deboli, quei ceti che una certa politica asservita a cordate economiche, a centri di potere, che nulla dovrebbero avere a che fare con la gestione della cosa pubblica, hanno usato per farsi eleggere, hanno usato per i propri tornaconti, operai considerati poco più di un numero, di una macchina da produzione che viene dismessa quando non serve più, nella più pura logica del sistema liberista.

A questo punto chiediamo con forza un intervento concreto della giunta provinciale per i lavoratori che perdono o rischiano di perdere il lavoro, lavoratori che non hanno alcuna colpa e che devono vedere riconosciuto il diritto e la dignità di una certezza futura.

Questi lavoratori, non hanno potuto accumulare capitali, non hanno ricevuto i finanziamenti consistenti che hanno ricevuto banche e grandi imprese, sono stati solamente usati per creare profitto per altri.

Va conservato e recuperato un territorio, sia in senso di pulizia ambientale, sia con la conservazione del posto lavoro.

La Giunta Dellai deve intervenire, subito! La Giunta Dellai deve ora pensare ad una riprogettazione del lavoro in Trentino, di un piano di riconversione in senso ambientale della produzione, possibilmente con pubblicizzazione del lavoro, per l’ambiente, per la popolazione, per i lavoratori.


Francesco Porta
Segretario provinciale PRC

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